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VENERDI' 9 OTTOBRE 2009

 

 

 

 

 

 

 

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Prima pagina | Palermo la Repubblica.it del 09/10/2009

 

 

 

Prima Pagina 9 ottobre 2009 - Corriere della Sera

 

 

 

 

Messina, Giampilieri, Scaletta, maltempo, alluvione

 

 

 

 

 

Il mistero della donna che nessuno reclama

 
 
di Alessandra Ziniti

 

  

 

MESSINA - Il corpo di una donna senza nome che nessuno reclama e la tragedia di Anselmo, 8 anni, che volerà su un elicottero dell´Aeronautica militare per «arrivare più vicino alla mia mamma, alla nonna e alla sorellina».
 
Ad una settimana dall´alluvione, dal fango di Giampilieri vengono ancora fuori corpi e storie drammatiche. Ieri, dopo quello di Ilaria De Luca, 5 anni, la prima dei tre bambini vittime della frana ad essere tirata fuori dalle macerie, sono stati recuperati i corpi di due anziani, che hanno portato a 28 il numero delle vittime.
 
 
Dei tre corpi ancora senza nome all´obitorio dell´ospedale di Messina, ieri grazie all´esame comparativo del Dna ne sono stati identificati due, ma il terzo sembra destinato a rimanere senza nome. E´ quello di una donna che nessuno reclama e nell´elenco dei dispersi non figura più alcuna donna: potrebbe trattarsi di una badante extracomunitaria.

 

 



 


 
 
 
 
 
 
Stop al summit dei boss

preso il super latitante


Blitz dei carabinieri in un casolare di Belpasso: al mega vertice etneo era presente il gotha della famiglia Santapaola, 9 gli arresti. In manette il reggente Santo La Causa, uno dei 30 ricercati più pericolosi d'Italia, descritto come "capo di tutti i gruppi di Cosa nostra a Catania" e "in grado di far tremare la città". Il procuratore D'Agata: "Operazione di altissimo livello"

 

 

 

CATANIA - C'era il gotha della famiglia Santapaola e dei suoi alleati, ai vertici di Cosa nostra nella Sicilia orientale, al summit interrotto dai carabinieri del comando provinciale di Catania in un casolare di campagna nella zona di Belpasso.

Sono stati catturati due latitanti di spessore della famiglia Santapaola e fermate altre cinque persone. Oltre al superlatitante Santo La Causa, inserito nell'elenco dei 30 ricercati più pericolosi d'Italia, e a Carmelo Puglisi, che era nella lista dei 100 latitanti di maggiore spessore del Paese, c'erano anche due pezzi da novanta della mafia di Catania: Enzo Aiello, sorvegliato speciale, indicato come uno degli elementi più fidati di Eugenio Galea e vicini al boss Benedetto Santapaola, e Venerando Cristaldi, fratello di Salvatore, e considerato uno dei capi storici della cosca nel rione Picanello.

Tra i fermati c'è anche Sebastiano Laudani, ritenuto ai vertici del clan noto come "Mussu di ficurinia" e Saro Tripodi. Durante l'operazione i carabinieri hanno anche fermato due incensurati accusati di essere i fiancheggiatori dei presunti boss. E nelle fasi concitate della cattura militari dell'Arma avrebbero esploso dei colpi di arma da fuoco a scopo intimidatorio.

Santo La Causa, 44 anni, era indicato come il reggente della 'famiglia' Ercolano-Santapaola, condannato all'ergastolo per omicidio. Sono diversi i pentiti che lo descrivono come il "capo di tutti i gruppi di Cosa nostra a Catania" in dipendenza gerarchica dalla famiglia Ercolano-Santapaola.

Secondo un collaboratore, La Causa, ex affiliato alla cosca Ferrera transitato nel clan Santapaola, era "uno in grado di fare tremare Catania, per carisma e intelligenza". La sua nomina a reggente sarebbe stata decisa dal carcere. A lui, sostiene l'accusa, facevano riferimento tutti i capisquadra dei rioni di Catania e provincia. Era il collettore delle estorsioni, assegnava stipendi e avvicinava parenti dei pentiti per convincerli ad interrompere la collaborazione.

Carmelo Puglisi, 33 anni, il secondo latitante catturato dai carabinieri del reparto operativo di Catania, si era reso irreperibile nell'ottobre del 2007, quando sfuggì all'operazione scattata dopo tre attentati in cantieri edili di Andrea Vecchio, compiuti dopo che l'imprenditore si era opposto a una richiesta di estorsione rendendo anche pubblico il suo 'no' al racket del pizzo. Per quegli episodio Puglisi è stato rinviato a giudizio mentre un suo presunto complice, Luciano Musumeci, è stato condannato a 8 anni e 8 mesi di reclusione per tentativo di estorsione.

Secondo l'accusa Puglisi e Musumeci sarebbero stati vicini ad Angelo Santapaola, nipote del capomafia Benedetto, che avrebbe accelerato la sua crescita nel suo clan ma che per l'eccessiva visibilità delle sue azioni e per le sue sempre più crescenti ambizioni sarebbe stato ucciso, assieme al suo guardaspalle, Nicola Sedici, proprio dalla sua cosca.

Per il procuratore capo di Catania, Vincenzo D'Agata, "è stato interrotto un summit di altissimo livello. I carabinieri con una brillante operazione di intelligence e investigativa hanno fermato i vertici della famiglia Santapaola a Catania. Hanno catturato il superlatitante La Causa, ma anche personaggi di altissimo spessore come Carmelo Puglisi. Stiamo valutando la posizione di personaggi di primissimo piano nella Cosa nostra etnea come Enzo Aiello e Venerando Cristaldi".

Il procuratore si è complimentato con i carabinieri "per la brillante e importantissima operazione. Da tempo abbiamo registrato delle fibrillazioni all'interno della cosca Santapaola per la crescita eccessiva della cosa rivale dei Cappello in città. Un summit di questa portata significa che si stavano studiando strategie di risposta di altissimo livello".

 

(La Sicilia. 9.10.2009)

 

 
 
 

 

 

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